COS’È IL PANICO E COME AFFRONTARLO

Secondo il Manuale Diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) l’Attacco di Panico consiste in un’esperienza di senso di paura pervasivo e apparentemente immotivato, che raggiunge la sua massima intensità nello spazio di pochi minuti.

Quando gli attacchi di panico ricorrono in maniera ripetuta e inaspettata parliamo di Disturbo di Panico, una condizione che rientra nel novero dei Disturbi d’Ansia.

Durante un attacco di panico la persona può sperimentare sintomi di tipo somatico (palpitazioni, sudorazione diffusa, tremori, difficoltà a respirare, dolore o fastidio in area toracica, giramenti di testa o senso di debolezza, nausea o disturbi gastrointestinali, brividi o vampate di calore, parestesie) e psicologico (senso di irrealtà, di distacco o estraniamento da se stessi, paura di perdere il controllo, paura di “impazzire” o addirittura morire). In presenza di almeno 4 di questi sintomi possiamo definire l’episodio come Attacco di Panico.

Per prevenire un possibile attacco la persona potrebbe iniziare a mettere in atto quelli che chiamiamo comportamenti protettivi (chiedere rassicurazioni continue, farsi accompagnare, ecc.) ed evitamenti (in particolare si evitano luoghi e situazioni che si pensa possano scatenare un possibile attacco). In realtà, per effetto di un meccanismo che chiamiamo condizionamento, laddove in una data situazione abbiamo avuto un attacco di panico iniziamo a credere che sia quella stessa situazione ad innescarlo; secondariamente, per effetto di una generalizzazione, iniziamo a ritenere responsabili di un possibile attacco di panico altre situazioni simili. Per fare un esempio, se abbiamo avuto un attacco di panico mentre eravamo in fila alla cassa del supermercato avvertiremo molta difficoltà/impossibilità ad affrontare quella situazione, ma presto potremo avere difficoltà in situazioni simili!

Evitare di affrontare le situazioni temute “risolve” il problema nell’immediato ma lo peggiora sul lungo termine, poiché la mancata esposizione non permette di sperimentare che ciò che si teme non sempre accade e, al contempo, di imparare a fronteggiare la situazione.

A seguito delle limitazioni nella vita personale, sociale e lavorativa connesse allo sviluppo di un problema di Attacchi di Panico, la persona potrebbe avvertire anche una deflessione del tono dell’umore. Questo perché i problemi hanno una struttura “a castello”, tale per cui da un problema primario (in questo caso il Disturbo di Panico) potrebbe svilupparsi un secondario di Depressione.

Secondo una meta-analisi condotta dal National Institute of Healt and Care (NICE) nel 2011, i trattamenti evidence-based (ovvero di comprovata efficacia) per il Disturbo di panico sono la psicoterapia (Terapia Cognitivo Comportamentale o Terapia E.M.D.R.), la farmacoterapia e l’auto-aiuto.

In termini di mantenimento dei risultati nel tempo, il NICE sottolinea come gli interventi dimostratisi più stabili siano – in ordine decrescente – la psicoterapia, la farmacoterapia (classe degli antidepressivi) e l’auto-aiuto (inteso come Terapia Cognitivo-Comportamentale Computerizzata).
L’invito, se si crede di avere sviluppato un problema di questo genere, è quello di affrontarlo efficacemente fin dalle prime fasi, intraprendendo percorsi di trattamento di comprovata validità.

(Fonti: Andrews G. e Al., 2003; Faretta E. e Al., 2018; www.emdr.it)

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